Confesercenti Grosseto analizza commercio di vicinato e Gdo nella provincia

Confesercenti Grosseto analizza commercio di vicinato e Gdo nella provincia

Il Direttore Biondi: “Anche quest’anno vogliamo creare un dibattito sul rapporto tra piccolo commercio, grande distribuzione, ed economia del territorio”

Grosseto è la prima in Toscana per densità di punti vendita della grande distribuzione se si mettono in rapporto le superfici di vendita rispetto agli abitanti. Il dato, estremamente significativo, emerge dall’accurata analisi sul commercio presentata oggi da Confesercenti Grosseto.

«Anche quest’anno vogliamo creare un dibattito sul rapporto tra piccolo commercio, grande distribuzione, ed economia del territorio» afferma il direttore provinciale di Confesercenti Andrea Biondi.

Il direttore Biondi ha ricordato come senza il piccolo commercio le città siano più insicure «nonostante la presenza di telecamere steward e forze dell’ordine. Inoltre i piccoli borghi perdono servizi in un circolo vizioso che accelera il processo di spopolamento, ma anche sulla costa spesso si hanno temporary store che restano aperti solo durante la stagione turistica, non rappresentando oasi felici per il piccolo commercio».

«Non vogliamo demonizzare la grande distribuzione – precisa Marco Di Giacopo responsabile Assoterziario Confesercenti – ma fare un’analisi della situazione. Il nostro capoluogo è il secondo per presenza di supermercati (33). Prima di noi solo Firenze (122)».

«Le superfici di supermercati ed ipermercati, in rapporto con gli abitanti della Provincia, mettono Grosseto al primo posto come estensione della Gdo alimentare. Un comparto che impiega l’1,79% degli occupati totali, circa 1.800 persone» prosegue Di Giacopo.

Ma qual è la situazione del commercio di vicinato? Confesercenti ha lanciato nei mesi scorsi un sondaggio; a rispondere perlopiù commercianti di Grosseto e della zona nord.
Per il 46,9% i ricavi sono stati insufficienti per ottenere un margine sufficiente di guadagno. Per il 40,8 i ricavi hanno rispettato le attese ma l’aumento dei costi ha eroso il margine di guadagno. Solo il 12,2% si è detto soddisfatto.

Per quanto riguarda l’impatto della grande distribuzione il 41,7% rileva un effetto negativo di riduzione degli acquisti nel piccolo negozio di vicinato. Per il 20,8 costringe a proporre merce a prezzo ridotto nei negozi con conseguente riduzione o annullamento dei margini di guadagno sulle vendite e per il 16,7% ha un impatto negativo importante sia in termini di riduzione della clientela che nelle vendite. Anche le vendite promozionali on line sono viste negativamente (con varie motivazioni) da oltre il 67% degli intervistati. Infine i saldi: la richiesta dell’80% è di rinviarli.

Cosa chiedono i commercianti per affrontare la situazione? Formazione, eventi che ravvivino i centri storici, defiscalizzare per i negozi di vicinato, contributi a fondo perduto. E un sostegno all’innovazione tecnologica.

Andrea Biondi ha poi proposto alcuni esempi virtuosi messi in pratica in altre città, come quello di Brescia che per il suo Ccn ha messo in campo un manager pagato dal consorzio al quale partecipa in primis l’amministrazione comunale oltre le associazioni di categoria e gli stessi commercianti riuniti in forma associativa, per gestire il centro commerciale naturale. Tutta una serie di iniziative che hanno invertito la tendenza: non più chiusure ma qualche timido segno più nelle aperture e nei risultati. Una app che offre servizi, l’utilizzo dei fondi sfitti, la mobilità dolce che porta cittadini in centro, le tematiche dei parcheggi, il legame fra offerta commerciale e cultura, il tutto con l’intento di creare nuove prospettive.

Riccardo Colasanti, presidente Assoterziario Confesercenti invita «ad avere una visione più ampia. La nostra provincia è bella e attrae un turismo che ama la natura incontaminata che abbiamo da aprile a ottobre. E in questo periodo dobbiamo mettere in cascina per passare l’inverno. Senza però dimenticare i nostri concittadini che vivono qui tutto l’anno. Dobbiamo investire sull’alta velocità sull’aeroporto di Pisa a un’ora da qui. Attrarre un turismo di qualità». Poi parla del centro storico: «Ho lanciato un sondaggio tra i miei clienti. Il 38% non viene in centro da tre mesi. Prima di Natale. Per mancanza di parcheggi difficoltà di raggiungere il centro storico e infine per problemi di sicurezza. Ecco sui parcheggi lancerei una riflessione. Di fatto gli introiti dai parcheggi si sono dimezzati negli anni, c’è meno interesse, meno bisogno. Non chiediamo vengano tolte i parcheggi a pagamenti ma fare una riflessione: in molti casi non sono accoglienti, sfido una donna a posteggiare tranquillamente all’Amiata o agli Arcieri. Ma riflettere anche sul prevedere parcheggi a pagamento per gli stalli previsti nelle nuove vie commerciali, come Via Senegal, per fare un esempio».

Colasanti chiede poi di riportare gli uffici in centro. Negli anni molti fondi sono stati trasformati in appartamenti: non sono adatti, sono umidi, bui. Alla fine non ci vanno a vivere le famiglie ma persone che non possono permettersi di meglio, spesso gente border line. Abbiamo ghettizzato le vie del centro con relativi problemi di sicurezza». Infine la proposta: «Fare al Marraccini o alla Fortezza un museo del vino come a Bolgheri o Montalcino».

Sul mantenere servizi in centro concorda anche Francesco Limatola, presidente della Provincia: «Quando abbiamo ridotto le sedi della Provincia non ho mai pensato di eliminare gli uffici del centro storico. La pianificazione urbanistica è importante: intanto quando arriva la proposta di un nuovo supermercato si può anche dire di no. E per i parcheggi si può anche prevedere la gratuità per chi fa la spesa in centro».

«Noi siamo una provincia sostanzialmente povera. All’85esimo posto per reddito pro capite su 105. Dei 20 comuni toscani a più basso reddito 12 sono in provincia Grosseto. Le famiglie hanno spesso un ridotto potere d’acquisto, questa è la prima fonte di difficoltà per il piccolo commercio. A questi si aggiunge la morsa della grande distribuzione, oltre il commercio online».
Infine l’appello a fare squadra. «Tutti – afferma Limatola – pubblico e privato. Ma anche privato con privato; se non facciamo rete non andiamo da nessuna parte».

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